Nuoro Attraverso i Secoli
date » 28-04-2015 20:55
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Da Vecchia Nuoro di Ottorino Alberti
Al tempo edace e molto più all'incuria degli uomini si deve se delle origini di Nuoro poco è dato sapere. E' certo che le località intorno a quella dove col passare dei secoli, si sarebbe sviluppata la città di Nuoro furono abitate fin dalla più remota antichità. Nell'altipiano dove oggi si adagia la città non sembra siano mai stati rinvenuti avanzi preistorici i quali, invece erano numeroisissimi e almeno in parte ancor oggi visibili nelle località circonvicine. Ai primi del 1800 attorno a Nuoro si contavano ben sedici nuraghi, dei quali oggi non restano che le tracce di quelli di Ugolìo, Tertilo, Tanca Manna e Sas Contra mentre quelli di Monte Gurtéi e di Biscollài sono quasi interamente distrutti. Sul Monte Ortobene sorgevano i nuraghi di Loddunu, de S'abbabiba e Su Naratolu, oggi del tutto scomparsi. Anche in località Goine, attualmente conosciuta con il nome di Valverde, si trovano almeno due nuraghi attorno ai quali sorgevano numerose abitazioni preistoriche, come è dimostrato dai resti, anche recentemente scoperti, di manufatti litici amigdale di ossidiana e asce di pietra, di rudimentali macine e di frammenti di vasellame. Che queste zone fossero intensamente popolate è dimostrato anche dalla presenza di domos de jana (Ioc. Borbore), di tombe di giganti (Monte Ortobene) di fonti sacre e di pietre sacrificali (?) Loc. Valverde. Secondo una tradizione non ben documentata, sul luogo ove oggi è posta la chiesetta di N. S. di Valverde si trovava un tempio preistorico. Nonostante questa popolazione nuragica abitasse in una zona tra le più impervie ed inaccessibili della Sardegna tuttavia ebbe modo di entrare in rapporto dapprima con i Fenici che a partire dal XII-XI secolo A.C. comparvero sulle coste della Sardegna fissandovi alcune basi commerciali e successivamente con i Cartaginesi (sec. VI - 238 a.C.) le relazioni con queste popolazioni sarebbero provate dall'esistenza di un tempietto dedicato ad Astarte che secondo alcuni era posto sul Colle di S. Onofrio e soprattutto dal rinvenimento di numerose monete puniche.
IN EPOCA ROMANA 1238 A.C. . 455 circa
Verosimilmente. l'origine di Nuoro risale all'epoca della conquista della Sardegna da parte dei romani. Forse anche prima dell'arrivo dei nuovi conquistatori, ma certamente a causa della loro presenza nel Nuorese, le popolazioni, prima sparse nelle località intorno ai nuraghi, per ragioni almeno di prudenza in attesa di conoscere le vere intenzioni dei nuovi invasori, si rifugiarono nei posti di più difficile accesso ove sarebbe stato possibile difendersi in caso di assalto da parte dei romani. Uno di questi nuovi nuclei abitati potrebbe essere stato quello sorto sul costone del Monte Ortobene a tramontana nel sito che dall'attuale Fonte Emilianu si estende a valle verso Isporosile, lungo le rive del ruscello di Ribu e Seuna, dove ancor oggi si possono scorgere i ruderi di antiche costruzioni e dove furono rinvenuti tubi di piombo che presumibilmente erano serviti per un primitivo acquedotto. Mentre a monte si costituiva una comunità di indigeni a valle si stabilì una mansio romana, all' incrocio delle due strade romane che attraversavano la zona la prima di queste era quella che partiva da Cagliari e, attraverso il Campidano, costeggiando le pendici occidentali del Gennargentu, passava nel Nuorese per terminare finalmente a Olbia. Fino al secolo scorso si vedevano chiaramente le tracce della strada romana nel passo detto Janna de Virrola, tra i salti di Nuoro e di Orune. Tra le località attraversate da questa importante via L'Itinerarium Antonini non cita la mansio che però, stando alla carta della Sardegna romana ricostruita dal Lamarmora, doveva trovarsi a Nuoro o nei suoi pressi, la seconda strada che proprio a Nuoro o nelle sue vicinanze si incrociava con la prima, era quella che da Macomer portava ad Orosei (l'antica Fanum Carisii dell'ltinerarium Antonini). Di un centro abitato, il cui nome possa richiamare il nome di Nuoro" . non resta memoria; tuttavia è interessante ricordare che nel maggio del 1888, durante i lavori per aprire il tronco ferroviario Macomer-Nuoro, fu rinvenuto nei pressi della Cantoniera di Signora Marta, in agro di Orotelli , un cippo terminale con l'iscrizione latina FINIS NURR., che il PITTAU completa come FINIS NURR (itanorum) , e che, secondo il Taramelli, indicava il confine della Regione dei Nurrenai (o Nurritani}, i quali, forse a Nuoro, avevano il centro più densamente popolato.
E' da credere che, superata la comprensibile diffidenza nei confronti dei romani, la primitiva mansio sia andata ingrandendosi con l'arrivo delle popolazioni che dai loro piccoli villaggi vicini si riversavano a valle, non solo perché attratte dalle prospettive di un maggior benessere, ma anche per difendersi dagli attacchi delle popolazioni dell'interno, sempre ostili ai nuovi conquistatori che mal volentieri assistevano alla progressiva integrazione delle popolazioni indigene nella nuova civiltà.
La presenza di un insediamento romano di una certa ampiezza nelle località intorno a Nuoro è chiaramente dimostrata da numerosi reperti archeologici, ma questo non proverebbe che il villaggio di Nuoro sia sorto in seguito allo sviluppo della mansio romana, i cui abitanti, una volta conclusa la conquista romana, poterono trovare migliore e più sicuro asilo in altre località.
E' certo che il nucleo più antico in torno al quale si sviluppò il villaggio di Nuoro era situato nella località ove attualmente è posto il rione di Seuna. Una coincidenza toponomastica, che non ci sembra affatto casuale, ci induce a ritenere che l'origine di questo nucleo sia legata al trasferimento a valle degli abitanti che risiedevano nell'antico villaggio posto sul costone del Monte Ortobene, il cui nome Sèuna, restò legato fino ai nostri giorni al ruscello in prossimità del quale sorgeva il centro abitato. La presenza di questo nucleo urbano in una zona impervia e male esposta a tramontana, quale quella del Monte Ortobene, aveva una sua giustificazione nella necessità di trovare' un riparo sicuro nei tempi difficili della prima penetrazione romana nella zona; ma, cessato il pericolo, si dovette avvertire il bisogno di trovare una località più salubre per un migliore insediamento, e ciò avrebbe determinato l'esodo, forse anche se non massiccio, dalla montagna a valle. Al nuovo centro abitato, posto su un costone riparato dai venti e in prossimità di una ricca sorgente d'acqua (Sa bèna}. si diede il nome di Sèuna certamente a ricordo dell'antico villaggio che s'andava spopolando. Ma la coincidenza non si ferma al solo nome del villaggio.
Se pure non ha il valore che noi siamo inclini a riconoscergli, è certo di grande interesse notare, che la chiesa del nuovo villaggio di Sèuna fu dedicata a Santu Emilianu o Milianu, forse a ricordare il titolo della chiesetta del borgo abbandonato, e la cui denominazione rimase fino ai nostri giorni attribuita però all'antichissima fonte Milianu , che si trova appunto nella località dove sorgeva la prima Sèuna.
Se questo rispondesse a verità, sarebbe allora da credere che l'introduzione del Cristianesimo nel Nuorese risale a un periodo anteriore alla fondazione del primo nucleo della futura Nuoro, e quindi agli albori del Cristianesimo stesso, e non , come comunemente si dice, al tempo di San Gregorio, il quale, intorno al 600, inviò dei missionari a predicare il Vangelo nella Barbagia. In favore della tesi che pone anteriormente al 600 L'introduzione del Crisianesimo in questa zona, si può invocare il fatto che le popolazioni del Nuorese, notevolmente diverse da quelle della Barbagia centrale, ebbero costanti rapporti con Roma e quindi poterono conoscere Il Vangelo prima degli abitanti della regione centrale . A ciò si aggiunga che in una località del Nuorese, sulla costa orientale, son stati rinvenuti resti archeologici che proverebbero la presenza di una comunità cristiana in periodo di persecuzione; né va dimenticato che in questo stesso tempo sarebbe esistita nei pressi di Lula una comunità di ebrei-cristiani, inviati in Sardegna per lavorare nelle miniere vicine, ai quali non fu difficile far conoscere la religione di Cristo alle popolazioni del posto. In tal modo acquisterebbe credito l'antica tradizione secondo la quale intorno all'anno 300 il vescovo Egidio ed il presbitero Anania, avrebbero predicato il Vangelo nel Nuorese, morendo poi martiri per la fede.
Continua